Trasferta ad Hanoi (Vietnam) per il progetto KitfeM (Knowledge and Innovation in, To and From Emerging Markets), cui partecipa anche il Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento (responsabile il professor Claudio Petti): nei giorni scorsi un “KitfeM Caffè” si è tenuto nella metropoli vietnamita, appunto, in collaborazione con la Vietnam National University of Economics and Business.
Finanziato dall’Unione Europea (Horizon 2020 research and innovation programme), il progetto KitfeM mette assieme una rete di 14 partner accademici, imprenditoriali e istituzionali provenienti da nove paesi in quattro continenti. L’acronimo del progetto ne rappresenta i temi e gli ambiti: le dinamiche della conoscenza e dell’innovazione e i mercati emergenti. Sito web: https://www.cunef.edu/web/kitfem.
Nell’appuntamento di Hanoi, cui hanno partecipato docenti della Vietnam National University e di altre Università vietnamite, imprenditori, startupper locali e studenti, si è discusso del contributo e delle esperienze dei partner italiani del progetto KitfeM allo sviluppo industriale e la diffusione dell’imprenditorialità innovativa nel contesto Vietnamita. Il professor Petti ha relazionato sulle insidie dei percorsi e delle strategie di sviluppo dell’innovazione nelle imprese emergenti, sui risultati delle ricerche svolte nel progetto e le prospettive per la modernizzazione dell’industria vietnamita. «Tale sviluppo», sottolinea Petti, «non può che passare da politiche di accrescimento e diffusione di conoscenze avanzate e un sapiente bilanciamento dell’intervento governativo con i meccanismi di mercato, al fine di beneficiare a pieno degli investimenti esteri nel Paese».
L’incontro si è concluso con l’intervento dell’avvocata Adele Caroppo, in rappresentanza del partner di progetto NAICA SC, a proposito della rilevanza di un sistema dinamico di relazioni virtuose tra Governo-Università-Industria e della definizione di una governance efficace imperniato sulle collaborazioni pubblico-private.
«Nutrito il confronto tra i relatori e i partecipanti al Caffè», conclude Petti, «dal quale è emersa una notevole curiosità verso le tematiche affrontate, nonché l’interesse in future potenziali applicazioni locali delle ricerche e dei modelli presentati».