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angle-left La crui condanna ogni forma di guerra
27 Ottobre 2023 - UniSalento

Le Università aderenti alla CRUI, a fronte dell'attuale tragica recrudescenza degli scontri, sentono il dovere di rivolgere un caloroso messaggio di riassicurazione e vicinanza agli studenti provenienti dalle zone di guerra presenti nelle Università italiane nonché viva e trepidante solidarietà agli studenti, ai colleghi docenti e al personale tecnico e amministrativo, tutti, coinvolti nelle aree di crisi. Le Università sottolineano inoltre come esse siano, per la loro stessa natura, luogo di incontro e dialogo fra le culture nonché di sviluppo di pensiero critico e razionale, strumenti ai quali guardare per ogni costruzione di pace. Nel teatro mediorientale e in tutti i luoghi, purtroppo numerosi, in cui si vive il dramma della guerra.

Educare alla pace senza lasciare soli i ragazzi
pubblicato su Nuovo Quotidiano di Puglia il 27 ottobre 2023

È un momento buio per l'umanità, un momento nel quale ci sembra di scorgere l'abisso. Non solo perché dobbiamo contrastare i cambiamenti climatici che noi stessi abbiamo determinato con un uso scellerato delle risorse del pianeta che è andato intensificandosi nel corso dell'ultimo secolo, ma anche perché siamo una specie che continua a investire in armamenti, ad alimentare conflitti insensati e vedere nella guerra la soluzione a qualsiasi controversia. Noi Sapiens cerchiamo di venire a capo di problemi complessi con la più terrificante delle soluzioni, quella delle armi, usate indiscriminatamente contro militari e civili, senza risparmiare i più fragili, primi tra tutti i bambini, che stanno morendo a migliaia nell’indifferenza collettiva.

La situazione è grave e pesantissima: la guerra in Ucraina, il conflitto in Medio Oriente non sono gli unici in questa fase, ma certamente sono i conflitti che aprono a scenari spettrali di cui nessuno sembra pienamente cosciente. C'è un'evidente illogicità nel ritenere che queste guerre siano in grado di risolvere le controversie che le hanno alimentate: a meno di una vera e propria eliminazione dell’avversario – folle e comunque impossibile – la guerra chiama altra guerra, il sangue chiama altro sangue.

È per questo che le Università italiane, attraverso la Conferenza dei Rettori (CRUI), hanno organizzato un'iniziativa per sottolineare i pericoli mortali che la catena della violenza comporta: oggi 27 ottobre i siti di tutti gli Atenei italiani esporranno la bandiera della pace listata a lutto. Tutti coloro che ogni giorno si collegano ai portali universitari per ricevere informazioni e servizi troveranno la parola pace immersa in uno sfondo nero e con il simbolo arcobaleno relegato in un angolo. Inoltre, per tutto il mese di novembre, si osserverà un minuto di silenzio per le vittime di tutti i conflitti all'inizio delle riunioni degli organi accademici.

In questo modo abbiamo voluto dire che occorre rimettere al centro della nostra vita la pace e lavorare insieme alla risoluzione non violenta dei conflitti. Il momento è indubbiamente drammatico, ma le Università oggi più che mai sono chiamate a costruire una "cultura della pace", a formare giovani generazioni alla cultura della pace e a contaminare il mondo con una conoscenza che liberi l'umanità dal cancro della guerra. L'evoluzione umana sembra bloccata in uno stadio in cui l’odio domina, spegnendo ogni speranza e ogni aspettativa di evoluzione profonda. Viviamo una fase in cui la tecnologia sta compiendo passi da gigante, ma la logica della guerra sembra dirigerla verso compiti distruttivi, distoglierla dal suo vero obiettivo: migliorare il benessere sostenibile della nostra specie, proiettarla verso un futuro di pace e di prosperità. Se non abbiamo il coraggio, la determinazione di proclamare che solo la pace può guidare il miglioramento e l’evoluzione della nostra specie, anche l’accelerazione tecnica degli apparati scientifici finirà con il ritorcersi contro di noi.

Chi si occupa di formare alla conoscenza, come l'istituzione universitaria, non può ignorare il rischio enorme di concedere alla guerra lo statuto di un'azione legittima, iterata, sistematica. La guerra non può e non deve diventare la nostra normalità. Per quanto sia difficile ed estenuante, è mille volte più giusto e lungimirante sforzarsi di rilanciare la possibilità di parola, di dialogo, di accordo, che arrendersi all'abominio della guerra. A fronte dell'attuale tragica recrudescenza degli scontri, come Università sentiamo il dovere di rivolgere un caloroso messaggio di rassicurazione e vicinanza agli studenti provenienti dalle zone di guerra presenti nelle nostre sedi, e solidarietà agli studenti, ai colleghi docenti e al personale tecnico e amministrativo, tutti, coinvolti nelle aree di crisi. Le Università sono, per loro stessa natura, luogo di incontro e dialogo fra le diverse culture, luoghi di mediazione e di confronto, dove si alimenta il pensiero critico e costruttivo, creativo e razionale, istituzioni in grado do costruire percorsi di pace, di squarciare il buio dell’ignoranza che alla base di ogni conflitto. Ovunque nel mondo le Università devono diventare dei presidi di pace, dove si è sempre e ovunque cittadini del mondo, donne e uomini al servizio dell’umanità.

Per questo le Università vogliono fare della diplomazia culturale uno strumento per costruire ponti comunicativi tra popoli che oggi si combattono con ferocia: perché la guerra non ammette futuro, mentre il nostro compito è quello di lavorare perché le nuove generazioni possano averlo, abbiano la possibilità di costruirlo mettendo in valore le proprie diverse qualità, le proprie vocazioni. E perché sia migliore di ciò che i più giovani vedono davanti a sé e ai loro schermi in questi giorni terribili, in cui il senso di appartenenza collettivo sembra sparire, lasciandoci in balia di un'angoscia e di una solitudine che solo un'aspirazione collettiva e vitale alla pace potrà superare. Scrivo queste riflessioni alla mia comunità e alla mia città mentre le mie e le nostre emozioni sono concentrate sulla giovane studentessa che ci ha lasciati troppo presto, alla quale rivolgiamo ancora una volta un pensiero gravido di commozione e promettiamo tutto il nostro impegno per costruire un futuro più giusto.

Fabio Pollice
Rettore dellìUniversità del Salento

Data ultimo aggiornamento: 27/10/2024