Giovedì 14 novembre 2019, alle ore 9.30 nell’aula sp4 dell’Edificio Sperimentale (viale Calasso, Lecce), gli studenti dell’Università del Salento incontreranno Amitav Ghosh, scrittore, antropologo, storico e giornalista indiano di fama internazionale, a Lecce per la presentazione del suo ultimo romanzo “L’isola dei fucili” (titolo originale “Gun Island”, traduzione italiana di Anna Nadotti e Norman Gobetti, Neri Pozza 2019). Organizzato dal Dipartimento di Studi Umanistici, l’incontro sarà introdotto dai saluti del Direttore di Dipartimento Giovanni Tateo e della Delegata alla Proiezione internazionale Rosita D’Amora. Con l’autore dialogheranno Maria Renata Dolce, Giovanna Gallo e Caterina Colomba.
«Il Washinton Post ha definito il testo “a novel for our times”, l’opera è infatti incentrata su uno degli argomenti più scottanti del momento: il cambiamento climatico e le conseguenti migrazioni di massa», sottolineano le docenti, «Autore dai molteplici interessi, Ghosh nel romanzo cita anche Ernesto De Martino e il fenomeno del tarantismo. I suoi numerosissimi romanzi e saggi sono stati tradotti in più di trenta lingue e hanno ottenuto riconoscimenti e premi letterari internazionali di grande rilievo. Un incontro di sicuro interesse per gli studenti e il pubblico».
L’autore. Amitav Ghosh è nato a Calcutta nel 1956, ha studiato a Oxford e attualmente vive tra la sua città natale e New York. Considerato «uno dei più grandi scrittori indiani» (la Repubblica), per Neri Pozza ha pubblicato: Il paese delle maree (2005), Circostanze incendiarie (2006), Il Palazzo degli specchi (2007), Mare di papaveri (2008), Il cromosoma Calcutta (2008), Lo schiavo del manoscritto (2009), Le linee d'ombra (2010), Il fiume dell'oppio (2011), Diluvio di fuoco (2015) e La grande cecità (2017).
Il libro. Commerciante di libri rari e oggetti d’antiquariato, Deen Datta vive e lavora a Brooklyn, ma è nato nel Bengala, terra di marinai e pescatori. Non c’è stato perciò tempo della sua infanzia in cui le leggende fiorite nelle mutevoli piane fangose del suo paese, affascinanti storie di mercanti che scappano al di là del mare per sfuggire a dee terribili e vendicatrici, non siano state parte del suo mondo fantastico. In uno dei suoi ritorni a Calcutta, o Kolkata come viene detta oggi, Deen ha la ventura di incontrare Kanai Dutt, un lontano parente ciarliero e vanesio che, per sfidarlo sul terreno delle sue conoscenze del folklore bengali, gli narra la storia di Bonduki Sadagar, che nella lingua bengali o bangla significa «mercante di fucili».
Bonduki Sadagar era, gli dice, un ricco mercante che aveva fatto infuriare Manasa Devi, la dea dei serpenti e di ogni altra creatura velenosa, rifiutando di diventare suo devoto. Tormentato dai serpenti e perseguitato da alluvioni, carestie, burrasche e altre calamità, era fuggito, trovando riparo al di là del mare in una terra chiamata Bonduk-dwip, «Isola dei fucili». Braccato, infine, di nuovo da Manasa Devi, per placare la sua ira, era stato costretto a far erigere un dhaam, un tempio in suo onore nelle Sundarban, nelle foreste di mangrovie infestate da tigri e serpenti. La leggenda del mercante dei fucili resterebbe tale per Deen, una semplice storia, cioè, da custodire nell’armadio dei ricordi d’infanzia, se il vanesio Kanai non aggiungesse che sua zia Nilima Bose ha visto il tempio e sarebbe ben lieta se Deen l’andasse a trovare.
Comincia così, per il commerciante di libri rari di Brooklyn, uno straordinario viaggio sulle tracce di Bonduki Sadagar che dalle Sundarban, la frontiera dove il commercio e la natura selvaggia si guardano negli occhi, il punto esatto in cui viene combattuta la guerra tra profitto e Natura, lo porterà dall’India a Los Angeles, fino a Venezia. Un viaggio mirabolante, che attraverserà secoli e terre, e in cui antiche leggende e miti acquistano un nuovo significato in un mondo come il nostro, dove la guerra tra profitto e Natura sembra ormai non lasciare più vie di scampo al di là dei mari.