Sono 14,09 i “punti organico” complessivamente assegnati all’Università del Salento con il recente Decreto Ministeriale 873/2018, che ne ha stabilito la ripartizione tra le Università essenzialmente sulla base dell’Indicatore delle spese per il personale e dell’Indicatore di sostenibilità economico-finanziaria (ISEF). Si tratta di “possibilità assunzionali” calcolate, appunto, sulla base di questi indici finanziari.
«Nell’anno 2017, l’indicatore delle spese per il personale dell’Università del Salento è risultato pari al 79,75% (con un abbassamento di circa l’1% rispetto al valore di 80,66% del 2016)», spiega il Rettore Vincenzo Zara, «e l’ISEF è risultato pari a 1,03 (migliorato rispetto a 1,02 del 2016). I punti organico complessivamente assegnati alla nostra Università sono pari a 14,09 (quindi il 57% dei punti organico relativi alle cessazioni dell’anno precedente). Nel 2016, i punti organico assegnati al nostro Ateneo furono 7, corrispondenti al 50% dei punti organico relativi alle cessazioni dell’anno precedente.
Come noto, le possibilità assunzionali devono essere finanziate dalle Università sulla base delle disponibilità di bilancio, dopo aver assicurato il pagamento di stipendi, borse di studio, servizi agli studenti, spese per la ricerca, ecc. Questo significa che ogni Ateneo dovrà fare i conti con le reali disponibilità di bilancio per tradurre i punti organico assegnati in reclutamento di personale. Come già accaduto in passato, non tutti i punti organico distribuiti tra gli Atenei si sono tramutati in nuove assunzioni proprio per le motivazioni anzidette. Nel caso del nostro Ateneo sono ancora disponibili punti organico delle assegnazioni precedenti in quanto gli Organi di governo hanno finanziato il numero massimo di punti organico che consentisse di non superare l’80% dell’Indicatore di sostenibilità della spesa di personale, soglia oltre la quale nessun Ateneo dovrebbe andare. Nei prossimi mesi saremo chiamati a valutare quale parte dei nuovi punti organico assegnati potrà essere effettivamente finanziata nel rispetto della soglia limite dell’80%, tenendo conto dei pensionamenti previsti.
Il DM 873/2018 ha comportato la novità, rispetto ai decreti degli anni precedenti, di eliminare la soglia massima per l’assegnazione di punti organico al singolo Ateneo. Alcuni Atenei hanno così potuto superare il 100% del turnover rispetto all’anno precedente. L’algoritmo di ripartizione dei punti organico nell’ambito del sistema universitario tiene conto delle entrate complessive dell’Ateneo che dipendono fondamentalmente da due elementi: Fondo di Finanziamento Ordinario e contribuzione studentesca. Il fattore sul quale il nostro Ateneo sta investendo, migliorando qualità e quantità dell’offerta formativa, è l’aumento del FFO sulla base delle maggiori assegnazioni da costo standard per studente. In questo senso è importante essere riusciti a ottenere un incremento di circa il 20% delle immatricolazioni nei due anni accademici più recenti.
Sulla contribuzione studentesca, invece, il nostro Ateneo non è intervenuto per non comprimere il diritto allo studio in un territorio già economicamente svantaggiato. Molti Atenei nei quali il turnover ha superato il 100% delle cessazioni utilizzano al contrario una politica aggressiva, con contribuzioni studentesche che risultano ben al di sopra della media nazionale: nel nostro Ateneo il peso della contribuzione studentesca rispetto al FFO è intorno al 18%, mentre in altri Atenei supera abbondantemente il 25-30% fino ad arrivare a punte del 45% del FFO. Come si fa a giocare alla pari in queste condizioni? È troppo facile aumentare la contribuzione studentesca per migliorare in maniera netta gli indici finanziari e superare agevolmente il 100% del turnover. Inoltre, a UniSalento abbiamo scelto di estendere la “no tax area” fino a 16mila euro di ISEE, rispetto alla previsione normativa di 13mila euro, proprio per garantire un maggiore diritto allo studio. Purtroppo», conclude il Rettore, «le promesse governative di sostenere con fondi ulteriori gli Atenei con più forte impatto della “no tax area” sono state disattese».