«L’interesse prioritario ed esclusivo dell’Università del Salento è quello riportato nell’art. 2 del Protocollo di intesa sottoscritto da Regione, Comune di Lecce e Università, ossia “dare avvio a ogni azione e iniziativa ad opera di ciascun Ente firmatario, nell’ambito delle rispettive competenze e finalità istituzionali, idonea a dare impulso al rilancio del Bacino di Acquatina e di tutta l’Area prospiciente e specificatamente a collaborare nell’elaborazione, in tempi certi e definiti, di un progetto congiunto ed integrato a carattere multifattoriale che contempli aspetti scientifici, di valorizzazione della ricerca, di sviluppo economico sostenibile e di tutela ambientale».
D’altronde non potrebbe essere altrimenti considerato che è stata l’Università del Salento ad inviare il protocollo anzidetto alla firma di Regione e Comune quasi tre anni fa, il 23 novembre 2015, all’esito di incontri da me promossi con gli altri soggetti istituzionali.
Proprio a questo fine è stato costituito, in applicazione dell’art.4 del Protocollo di intesa, il Comitato Direttivo congiunto tra Università, Regione e Comune con l’obiettivo di elaborare una bozza di Progetto integrato.
Università, Regione e Comune sono perfettamente concordi, quindi, nella valorizzazione dell’area in quanto tutte e tre le Istituzioni devono garantire prioritariamente il Territorio di cui sono espressione. Tutto ciò deve avvenire al di là delle opinioni dei singoli perché devono sempre prevalere gli obiettivi istituzionali e quindi le garanzie per il Territorio.
La questione di cui si sta discutendo in questi giorni – l’indizione di una manifestazione di interesse - è di natura procedurale e in tale ambito deve restare: il prossimo 26 luglio abbiamo convocato un Consiglio di Amministrazione nel quale di discuterà, appunto, degli aspetti procedurali e a tal fine abbiamo invitato i referenti della Regione che immagino spiegheranno dal punto di vista tecnico-operativo in che modo si può fare una manifestazione di interesse da parte dell’Università alla luce degli attuali vincoli derivanti dall’atto di concessione. Non ultimo, a titolo esemplificativo, quello ribadito, recentemente, dalla Capitaneria di Porto di Gallipoli, il 9 luglio 2018, di definizione dei limiti del demanio marittimo ai sensi dell’art.31 del Codice della Navigazione, per il cui avvio la Capitaneria medesima ha sollecitato il Superiore Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
L’incontro del 26 luglio era già programmato da tempo, indipendentemente dalle polemiche di questi giorni. Spiace leggere soprattutto le più recenti esternazioni su presunti ritardi da parte dell’Università o addirittura su supposti ostacoli alla valorizzazione del bene perché, - e lo scrivo solo per cronaca - si potrebbe far riferimento ad altri ritardi: per esempio negli incontri da me convocati prima del 2015 ed alcuni andati deserti, o a quelli che hanno portato alla sottoscrizione del protocollo d’intesa solo un paio di anni dopo il nostro invio avvenuto, come detto, a novembre 2015. Spiace tanto più in considerazione degli sforzi profusi dall’Università per promuovere intese inter-istituzionali, mai avviate fino al 2015, nonostante la questione del Bacino di Acquatina fosse nota da tempo.
Ma questo non è il momento delle polemiche, voglio sia quello delle soluzioni. L’Università valuterà, nella sua piena autonomia e responsabilità, in quanto Istituzione pubblica, come procedere nella manifestazione di interesse alla luce delle informazioni che saranno fornite dai referenti della Regione. Qualora dovesse emergere qualcosa di non convincente nella procedura proposta, l’Università non sarà certo di ostacolo alle iniziative che Regione e Comune vorranno intraprendere a beneficio della comunità territoriale.
In questi anni l’Università ha investito proprie risorse cercando di preservare l’area naturalistica di particolare pregio ed interesse e, nei limiti dei finanziamenti (purtroppo oscillanti ed episodici), ha condotto attività di ricerca. Da tempo siamo tutti convinti che la destinazione dell’area non può più essere di sola ricerca, considerate le ingenti risorse necessarie, e per questo motivo il Protocollo d’intesa, da tutti sottoscritto, prevede la realizzazione di “un progetto congiunto ed integrato a carattere multifattoriale che contempli aspetti scientifici, di valorizzazione della ricerca, di sviluppo economico sostenibile e di tutela ambientale”.
Sono convinto che tutti stiamo lavorando nella medesima direzione e a tutti i soggetti coinvolti a vario titolo in questa iniziativa va il mio apprezzamento e rispetto”.