L'articolo "The birth of homo œconomicus: the methodological debate on the economic agent from J. S. Mill to V. Pareto", scritto dallo storico del pensiero economico Michele Bee, titolare di una borsa di studio Marie Curie presso il Dipartimento di Scienze dell'economia all'Università del Salento, ha vinto il premio "The History of Economic Analysis Award" conferito dall’European Society for the History of Economic Thought.
Scritto assieme al collega Maxime Desmarais-Tremblay (Goldsmiths, University of London), l'articolo è uscito sul "Journal of the History of Economic Thought" edito da Cambridge University, ed è consultabile su https://www.cambridge.org/core/journals/journal-of-the-history-of-economic-thought/article/birth-of-homo-oeconomicus-the-methodological-debate-on-the-economic-agent-from-j-s-mill-to-v-pareto/0B1260BA2526657C3811A4773BDD4645.
«Sebbene tutti conoscano e usino il concetto di homo œconomicus», spiega Michele Bee, «nessuno aveva finora ricostruito l'origine di questo concetto e l'evoluzione dei suoi usi. Il nostro articolo colma questa mancanza, mostrando che l'espressione fu introdotta inizialmente da un quasi ignoto economista cattolico francese, Claudio Jannet, per indicare e attaccare l'idea di John Stuart Mill secondo il quale l’economia poteva essere una scienza basata su un'idea astratta di essere umano, invece che sulla semplice osservazione dei comportamenti reali degli individui. Come mostriamo nell’articolo, solo in seguito tale espressione fu rivendicata in senso positivo e fu fatta propria in particolare dagli italiani Maffeo Pantaloni e Vilfredo Pareto, il quale raffinò il concetto per rispondere alle critiche. Mill sosteneva che per fare dell’economia una scienza bisognava considerare soltanto le azioni dirette dall'unico movente della ricchezza. A seguito delle critiche contro l'irrealismo di un'idea astratta di uomo mosso solo da tale fine, Pareto provò a realizzare il progetto di Mill sostenendo che bastava considerare tutte le azioni logicamente coerenti con un movente (qualunque esso fosse): oggetto di studio della scienza economica, quindi, divenne l’homo œconomicus, inteso come il soggetto capace di adottare azioni coerenti con i propri fini (indipendentemente dal fatto se il fine sia la ricerca della ricchezza o meno)».
Dopo la laurea in Discipline economiche e sociali all'Università "Bocconi" di Milano e il dottorato di ricerca in Filosofia morale all'Università del Salento, dove ha insegnato per alcuni anni nei corsi di Filosofia morale e di Etica e impresa al Dipartimento di Scienze dell'economia, Michele Bee ha lavorato all'Università di Losanna, in Svizzera, ed è stato visiting professor all'Universiade Federal de Minas Gerais, in Brasile. Dallo scorso aprile è Marie Sklodowska-Curie Fellow presso il Dipartimento di Scienze dell'economia UniSalento con il progetto "Rethinking Exchange", incentrato sul ripensamento del concetto moderno di scambio economico a partire dai dibattiti settecenteschi sulla natura umana, il linguaggio e l'origine delle società. A tali dibattiti partecipò attivamente Adam Smith, considerato il fondatore della scienza economica moderna, sul cui pensiero in particolare si concentra il progetto di ricerca.